domenica 13 dicembre 2009

Hadewijch, Vincere (1)

Due film sulla fede: Hadewijch e Vincere. Due film, a loro modo, sul cinema. E questa è la parte meno interessante. La presenza di Bresson da un lato, il tentativo di un'estetica futurista - peraltro limitata a piccole parti del film - dall'altro, sono scelte stilistiche e non critiche. "Metodi", potremmo dire.
Più interessante invece è stabilire i termini dell'utilizzo di questa fede, le ragioni della sua presenza, i significati di cui essa è portatrice. Una fede del corpo prima di tutto. In termini profondamente cristiani, dunque. Ripercorrere il cammino del Cristo, il suo martirio, è la formula terrena della beatitudine eterna. La mortificazione che Céline e Ida impongono al proprio corpo è soltanto il punto di partenza di un percorso salvifico. Entrambe alla ricerca di un amore superiore, divino; un amore che le spossessi di sé, che le annulli come soggetti. Un amore che viene loro rifiutato semplicemente perché non può esistere in questi termini. "Dio è più presente laddove è più invisibile" spiega a Céline la guida spirituale musulmana alla quale lei si affida. La strada che offre il corpo è ingannevole, narcisista. Vincere propone la sua versione di questo accesso alla fede, una sorta di tentativo laico (e psicanalitico) che finisce per essere molto più cristiano di quello di Hadewijch. Mussolini è prima uomo - socialista, pacifista, guerrafondaio, giornalista... - e poi duce, dunque invisibile se non attraverso il manifestarsi della polizia politica e dell'iconografia di regime oltre che dell'immagine filmica d'epoca. Ida non è altro che una credente, la cui fede non vacilla fino alla morte.
Hadewijch mostra invece le estreme conseguenze della fede come luogo di "ignoranza". Céline ignora la società e i rapporti di classe all'interno dei quali anche lei ha un ruolo, ignora la manipolazione cui viene sottoposta, soprattutto ignora la regola, "che ci protegge", dice la madre superiora. Il credente è "ignorante" per definizione, perché il problema sta altrove, perché la fede è una strada che non incrocia per forza la conoscenza.
Ida, secondo l'accusa di chi le sta intorno, non guarda in faccia la realtà; Céline la guarda ma non la vede.

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