domenica 27 dicembre 2009

Hadewijch, Vincere (2)

Secondo René Girard, il soggetto desidera un possesso sempre attraverso un tramite, secondo uno schema triangolare. Céline, in questo senso, è desiderante prima ancora che credente. Il suo desiderio è il possesso della fede, del Cristo - "amo il Cristo" è la frase che ripete qualora interrogata sulla sua fede - che passa prima attraverso il convento e l'imitazione delle suore, o meglio la loro "caricatura", come le dice la madre superiora, poi attraverso l'imitazione del fondamentalista islamico tanto estrema da spingerla a rendersi complice di un atto di terrorismo. La fede è qui l'oggetto del desiderio, che le sfugge anche attraverso il secondo tramite, che pur sembra offrire una strada sicura al possesso. L'oggetto si sposta sempre più in là, come direbbe Lacan, e lo stesso succede a Ida. L'oggetto di Ida è addirittura trasfigurato e, per tramite delle masse adoranti, sempre più desiderato.

domenica 13 dicembre 2009

Hadewijch, Vincere (1)

Due film sulla fede: Hadewijch e Vincere. Due film, a loro modo, sul cinema. E questa è la parte meno interessante. La presenza di Bresson da un lato, il tentativo di un'estetica futurista - peraltro limitata a piccole parti del film - dall'altro, sono scelte stilistiche e non critiche. "Metodi", potremmo dire.
Più interessante invece è stabilire i termini dell'utilizzo di questa fede, le ragioni della sua presenza, i significati di cui essa è portatrice. Una fede del corpo prima di tutto. In termini profondamente cristiani, dunque. Ripercorrere il cammino del Cristo, il suo martirio, è la formula terrena della beatitudine eterna. La mortificazione che Céline e Ida impongono al proprio corpo è soltanto il punto di partenza di un percorso salvifico. Entrambe alla ricerca di un amore superiore, divino; un amore che le spossessi di sé, che le annulli come soggetti. Un amore che viene loro rifiutato semplicemente perché non può esistere in questi termini. "Dio è più presente laddove è più invisibile" spiega a Céline la guida spirituale musulmana alla quale lei si affida. La strada che offre il corpo è ingannevole, narcisista. Vincere propone la sua versione di questo accesso alla fede, una sorta di tentativo laico (e psicanalitico) che finisce per essere molto più cristiano di quello di Hadewijch. Mussolini è prima uomo - socialista, pacifista, guerrafondaio, giornalista... - e poi duce, dunque invisibile se non attraverso il manifestarsi della polizia politica e dell'iconografia di regime oltre che dell'immagine filmica d'epoca. Ida non è altro che una credente, la cui fede non vacilla fino alla morte.
Hadewijch mostra invece le estreme conseguenze della fede come luogo di "ignoranza". Céline ignora la società e i rapporti di classe all'interno dei quali anche lei ha un ruolo, ignora la manipolazione cui viene sottoposta, soprattutto ignora la regola, "che ci protegge", dice la madre superiora. Il credente è "ignorante" per definizione, perché il problema sta altrove, perché la fede è una strada che non incrocia per forza la conoscenza.
Ida, secondo l'accusa di chi le sta intorno, non guarda in faccia la realtà; Céline la guarda ma non la vede.